I'M A MOSAIC! da Severini, Sironi e Fontana a Paladino, Plessi e Samorì
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Il MAR - Museo d’Arte della città di Ravenna e l’Accademia di Belle Arti Statale di Ravenna presentano I’M A MOSAIC! Da Severini, Sironi e Fontana a Paladino, Plessi e Samorì a cura di Paola Babini, Giovanna Cassese, Emanuela Fiori e Giovanni Gardini.
La mostra, realizzata anche grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Orsoni Venezia 1888 e Ravenna Trentatre, ripercorre attraverso un viaggio nell’arte del XX e XXI secolo, alcune tappe fondamentali della storia della Scuola di Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna nell’anno del suo centenario (1924 – 2024). Un affascinante percorso che porta il visitatore alle origini della rinascita del mosaico avvenuta a Ravenna negli anni Venti, con le esperienze fondamentali degli anni Cinquanta del ‘900, fino alle sorprendenti interpretazioni musive nell’arte contemporanea.
A partire dal 1924 infatti, grazie alla nascita della Scuola di Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, seguita nel 1948 dalla nascita del Gruppo Mosaicisti, l’arte musiva conosce un nuovo periodo di splendore aprendosi a nuovi contesti e poetiche artistiche, per poi diventare uno dei linguaggi visivi della contemporaneità.
La città ha saputo reinventare l’antica tecnica che l’ha resa una delle capitali dell’arte nel mondo: da una parte ha vissuto l'emancipazione dall’esclusività della cultura del restauro delle opere antiche, dall’altra ha seguito la traccia lasciata dai grandi maestri del Novecento, capaci a loro volta di raccogliere le suggestioni del linguaggio musivo, rielaborato in opere di grande potenza espressiva.
L’opera a mosaico ha raggiunto l’autonomia dal “cartone” pittorico, è diventata opera di design, di arredo urbano, scultura e installazione.
Il percorso della mostra si articola in 8 sezioni che ripercorrono alcune tappe fondamentali di questa rinascita: dalle grandi opere degli anni ’30 a quelle realizzate da alcuni dei nomi più significativi dell’arte italiana del secolo scorso, fino ad arrivare agli esiti più originali dell’oggi.
1.La rinascita del mosaico come “grande decorazione”
Negli anni ’30 del Novecento la “grande decorazione” era al centro del dibattito critico e ideologico italiano. In questo contesto il mosaico, con le sue caratteristiche di rigore, autorevolezza e capacità narrativa, viene considerato da molti artisti come la tecnica più adatta ad incarnare lo spirito dell’epoca nella decorazione degli spazi pubblici di nuova costruzione.
Tra questi artisti vi è Mario Sironi che nel 1933, alla V Triennale di Milano, risulta essere una figura fondamentale nella selezione degli artisti che lavorano al Palazzo dell’Arte, tra cui Massimo Campigli, Achille Funi, Alberto Savinio e Gino Severini.
Tra il 1935 e il 1941, i maestri mosaicisti diventano i principali protagonisti della grande decorazione, come testimoniano opere quali: La Giustizia armata contro la Legge, realizzata da Giuseppe Salietti nel suo laboratorio di Ravenna su cartone di Mario Sironi e collocata nel Palazzo di Giustizia di Milano con la collaborazione della mosaicista Ines Morigi Berti, e L’Età dell’Oro, realizzato ancora da Giuseppe Salietti per la Sala delle Riunioni di Palazzo delle Colonne a Milano su cartone di Achille Funi.
2.La nascita della Scuola del Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna
Nel 1897 Corrado Ricci viene nominato Soprintendente ai Monumenti di Ravenna, la prima Soprintendenza nella storia italiana. Dall’anno seguente avvia una portentosa campagna di restauri e dirige direttamente il mosaicista Giuseppe Zampiga e il pittore Alessandro Azzaroni.
Entrambi sono legati all’Accademia di Belle Arti di Ravenna che diviene il luogo d’elezione per preparare le nuove leve del restauro moderno.
Con queste sollecitazioni, il direttore dell’istituto, Vittorio Guaccimanni, decide di ampliare l’offerta didattica, creando un corso di studi ad hoc sul mosaico.
Questo accade il 10 febbraio del 1924 ed è proprio Zampiga ad essere individuato come la figura a cui affidare l’importante compito di organizzare e condurre la Scuola del Mosaico. Alla sua scomparsa, nel 1934, gli succede Renato Signorini, uno dei migliori allievi del corso e la figura più adatta a cogliere le opportunità del tempo, come le decorazioni pubbliche su grande scala.
È con Renato Signorini e Giuseppe Salietti che il mosaicista si slega dalla limitante definizione di tecnico e mostra la propria cifra artista non solo nelle traduzioni dei cartoni di altri ma anche con una produzione autonoma.
3.La Scuola del Mosaico: l'ultima impresa collettiva
Tra il 1940 e il 1942, viene realizzata quella che sarà l’ultima impresa collettiva degli ex allievi della Scuola del Mosaico: le grandi decorazioni della Casa del Mutilato, sede dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra a Ravenna.
Il progetto architettonico è commissionato a Matteo Focaccia mentre la realizzazione dei cinque mosaici celebrativi dello spirito guerriero italiano e del legame con i tempi eroici della romanità viene affidata ai mosaicisti della Scuola del Mosaico, guidati da Renato Signorini.
I tre mosaici raffiguranti le grandi guerre dell’epoca vengono realizzati dallo stesso Signorini con Werther Focaccia e Libera Musiani su cartoni di Giovanni Majoli, mentre i due mosaici relativi a Cesare sul Rubicone e a Mussolini nella Marcia su Roma (quest’ultimo poi distrutto) vengono realizzati da Antonio Rocchi e Ines Morigi Berti su cartoni di Anton Giuseppe Santagata.
In mostra sono esposti i cartoni relativi a queste opere e ulteriori due cartoni delle citate Libera Musiani e Ines Morigi Berti. Pochi anni dopo, nel 1946, questi mosaicisti confluiranno nella neonata Bottega del Mosaico di Giuseppe Salietti, che due anni dopo costituirà una realtà commerciale indipendente: Il Gruppo Mosaicisti.
4.Dal fermento degli anni '50 alle sperimentazioni degli anni '80
Il Gruppo Mosaicisti nasce nel 1948 e contava nel proprio organico Giuseppe Salietti in veste di direttore, Zelo Molducci come amministratore, Lino Melano, Ines Morigi Berti, Libera Musiani, Romolo Papa, Eda Pratella, Antonio Rocchi, Renato Signorini.
Nel dopoguerra il clima culturale è straordinariamente ricco di opportunità: in primis urge la necessità di restaurare le testimonianze musive antiche provate dalla guerra; tuttavia questa è anche l’occasione per ribadire l’unicità del patrimonio ravennate e per cimentarsi con le espressioni artistiche moderne.
Nasce in questo contesto la Mostra dei Mosaici Moderni, oggi esposta permanentemente al MAR, che vede i mosaicisti a contatto con artisti del calibro di Afro, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Marc Chagall, Renato Guttuso, George Mathieu, Emilio Vedova.
La mostra inaugura a Ravenna nel 1959, ma già dall’anno seguente diventa itinerante e viene esposta in vari Paesi europei e persino in diversi Stati americani.
Ancora negli anni ’50, anche Lucio Fontana, che già si era avvicinato al mosaico bizantino negli anni ’30, esplora le possibilità dimensionali del mosaico nei Concetti spaziali della serie Pietre.
Negli anni ’60 e ’70 i rapporti tra i mosaicisti e gli artisti si moltiplicano, come dimostrano le numerose traduzioni di opere di Alighiero Boetti, Piero Dorazio, Riccardo Licata, Aldo Mondino, José Ortega, Emilio Scanavino, Tono Zancanaro.
Il cartone, dapprima da realizzare fedelmente, viene sempre più inteso come idea nella quale innestare innovative soluzioni di materia, luce e colore.
Negli anni ’80, grazie in particolar modo alle sperimentazioni tra mosaico e design, il linguaggio musivo trova una nuova linfa vitale, come testimoniano i lavori di Ugo Marano e di Luciana Notturni con Studio Alchimia.
5.Supercontemporaneo: Transavanguardia e Alchimie
La Transavanguardia, neologismo coniato dallo storico dell’arte Achille Bonito Oliva, nasce tra fine anni ‘70 e inizio ’80 come risposta al dominio dell’idea nel Concettualismo degli anni ’60 e ’70, professando un ritorno alla gioia della manualità e al figurativismo, con una predilezione per tecniche e medium artistici della tradizione (ceramica, mosaico) e con un occhio sempre rivolto a suggestioni passate.
Il mosaico rappresenta, in questo contesto, un linguaggio espressivo d’elezione.
Tra gli artisti della Transavanguardia che sperimentano il mosaico nelle sue varie declinazioni ci sono principalmente e fin dagli anni ’80 Sandro Chia, Mimmo Paladino ed Enzo Cucchi.
Negli ultimi trent’anni, l’incontro con il mosaico e l’Accademia di Belle Arti di alcuni importanti artisti nel panorama nazionale avviene nel nome della libertà espressiva e della sperimentazione, dell’ibridazione tra le arti e della rielaborazione concettuale, tecnica e materica.
Tra le molte opere che avrebbero potuto essere esposte, sono stati scelti gli esempi che meglio incarnano questa varietà poetica e stilistica, tra cui: Flavio Favelli, capace di rivisitare il concetto di frammento, Davide Medri, con sculture monumentali in grado di dialogare con la luce dell’ambiente circostante, Carlo Pasini, affascinato dalla possibilità di creare superfici vitali di un bestiario personalissimo attraverso l’uso di puntine, Alessandro Pessoli, che fa del mosaico l’estensione della pittura, Nicola Samorì, che nella ritualità della pratica artistica devasta le sue figure e sperimenta il mosaico in un’unica opera, Maria Luisa Tadei, che esplora l’anatomia dell’occhio a mosaico come fosse il portale verso una più alta spiritualità, Antonio Violetta, tra i più sensibili scultori contemporanei che conduce il mosaico in una ricerca in cui due sole tessere sono in grado di incarnare lo sguardo ieratico delle icone bizantine.
6.Dalla "grande decorazione" al mosaico nello spazio pubblico
Le possibilità del mosaico nel campo della grande decorazione non si esauriscono negli anni’30, ma trovano nuovo slancio con la rinascita dell’arte pubblica degli ultimi tre decenni.
Un esempio imprescindibile è quello delle Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli, il cui progetto viene elaborato nel 1995 e le prime inaugurazioni avvengono a partire dal 2001: basti pensare alla stazione Toledo, con i giganteschi mosaici site specific di William Kentridge o alla stazione di Materdei con i mosaici di Sandro Chia nella guglia interna e di Luigi Ontani sopra la rampa di scale.
E ancora Roma, con il mosaico di Mimmo Paladino dell’Ara Pacis che torna alle radici della cristianità. E poi Ravenna, le cui installazioni pubbliche sono ampiamente documentate nella sezione permanente dei Mosaici Moderni e Contemporanei.
In mostra sono presenti contributi audio-visivi che documentano alcuni dei più interessanti interventi di arte pubblica in Italia in cui il mosaico è protagonista.
In mostra la grande decorazione a mosaico negli spazi pubblici è documentata dai video realizzato da Roberto Morellini.
7.La frontiera della materia e lo spazio digitale
In occasione dell’apertura dell’anno accademico 2014/2015 Fabrizio Plessi tiene all’Accademia di Belle Arti di Ravenna una lectio magistralis e non senza motivo: è l’artista responsabile di aver liberato il mosaico dalla sua intrinseca staticità, di averlo reso liquido attraverso la realizzazione di videosculture in cui il mosaico smaterializzato si relazione con suono, luce e movimento.
Agli estremi confini della materia si colloca anche la ricerca di Davide Maria Coltro grazie al Quadro Mediale inventato nel 2001: non una videoinstallazione ma un nuovo media che scardina l’idea stessa di fruizione dell’opera d’arte.
I pixel sono le nuove tessere musive ma nell’opera non sono mai le stesse, poiché il flusso visivo è in continuo cambiamento e in maniera indeterminabile a priori.
8.La Scuola di Mosaico dell'Accademia oggi
Nata con l’intento principale di formare adeguatamente nuove generazioni di professionisti, che sapessero coniugare una rigorosa preparazione tecnica con una consapevolezza artistica adeguata, oggi l’Accademia di Belle Arti continua a valorizzare il mosaico, proiettandolo non solo nella contemporaneità ma verso il futuro. Gli allievi vengono chiamati a riflettere sulle possibilità del mosaico oggi, stimolati a fare ricerca sul mosaico e a trovare la propria cifra stilistica intrecciando il pluralismo dei linguaggi dell’arte, sperimentando innovazioni tecniche e tecnologiche senza tralasciare lo studio e l’applicazione relativi alla tradizione.
In mostra sono esposti lavori scelti degli attuali docenti di mosaico: Silvia Naddeo, Leonardo Pivi, Marco Santi, Daniele Strada.
Inoltre sono presenti alcuni workshop realizzati con la collaborazione di artisti quali Andrea Chiesi, CaC03, Marco De Luca, Giovanni Gaggia, Flavio Favelli, Mario Nanni ed Enzo Tinarelli.
Per garantire agli allievi un contesto formativo sempre stimolante, l’Accademia organizza periodicamente lectio magistralis con artisti affermati di tutti i settori dell’arte, come registi e fotografi: ne è un esempio la lectio magistralis tenuta da Fabrizio Plessi, in mostra nella sezione “La frontiera della materia e lo spazio digitale”.
Anche l'allestimento, curato da Studio MACRO Macchine Narrative di Lucca, in dialogo con la sezione permanente del MAR dedicata al Mosaico Contemporaneo, intende accompagnare il visitatore nello sfaccettato mondo dell'arte musiva contemporanea attraverso opere, personaggi e artisti, risorse multimediali e apparati didascalici capaci di fare il punto, a cento anni dalla nascita della Scuola di Mosaico di Ravenna, sull'importante eredità di un patrimonio che ancora oggi costituisce il punto di riferimento per tanti artisti che continuano a reinterpretare l'idea di mosaico e la sua arte viva.
Con più di 100 opere la mostra si propone, quindi, come un affascinante percorso per interpretare la storia alle origini della rinascita del mosaico: il titolo stesso della mostra I’M A MOSAIC! vuole essere una dichiarazione di identità, partendo dall’emancipazione storica del mosaico dall’arte pittorica e dalle limitazioni della “tecnica” e raggiungendo un’autonomia forte, fatta di singolarità, relazioni e forza espressiva. Il punto esclamativo vuole essere programmatico per lo slancio verso il futuro della Scuola di Mosaico dell'Accademia di Ravenna, lo stesso slancio rappresentato simbolicamente dall'opera di Carlo Pasini Arc-en-ciel del 2012, scelta come immagine guida dell’esposizione.
Il concept narrativo della mostra è stato il risultato del lavoro corale da parte del comitato scientifico, composto da Paola Babini, Maria Rita Bentini, Roberto Cantagalli, Alberto Giorgio Cassani, Giovanna Cassese, Fabio De Chirico, Emanuela Fiori, Giovanni Gardini, Daniele Strada e Daniele Torcellini.
Alla mostra I’M A MOSAIC! è abbinato il catalogo curato da Alberto Giorgio Cassani, con i testi di Paola Babini, Alberto Giorgio Cassani, Giovanna Cassese, Luigi Codemo, Tonio Dell’Olio, Emanuela Fiori, Giovanni Gardini e Daniele Tocellini, ed edito da Danilo Montanari Editore Ravenna.
La mostra documenta e celebra un’eccellenza italiana con opere provenienti da prestatori pubblici e privati di tutta Italia mentre la prestigiosa Collezione di Mosaici Contemporanei del MAR arricchisce e completa l’esperienza di visita.
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